Sequestro in Siria, Sandrini ammette di avere partecipato al piano

Il 39enne di Folzano è stato sentito come testimone nel processo a Ibrahim Ashem Mohamed Hashad, ritenuto uno dei suoi rapitori.

Brescia. Aderì al finto sequestro in Siria, inizialmente, per allontanarsi dai suoi problemi personali: disoccupazione, abuso di alcol e sostanze stupefacenti e piccoli precedenti penali.
Così Alessandro Sandrini, 39enne di Folzano, ha ammesso di avere partecipato alla messa in scena del finto rapimento in Turchia nell’ottobre del 2016, sequestro che poi diventò vero e l’uomo venne tenuto in progionia fino al maggio del 2019 in Siria da un gruppo di jihadisti.
E’ la prima volta che Sandrini ammette le proprie responsabilità e la confessione è emersa nel corso del processo in corte d’Assise a Brescia a carico di un egiziano di 53 anni, Ibrahim Ashem Mohamed Hashad, residente a Brescia, ritenuto uno dei rapitori. L’uomo, a differenza degli altri imputati, Fredi Frrokaj, Alberto Zanini e Olsi Mitraj, assolti per non avere commesso il fatto, ha scelto la strada dibattimentale. Sandrini ha detto di non conoscere l’imputato, nonostante si fosse, in precedenza, costituito parte civile.

Il bresciano ha anche detto ai giudici che gli erano stati promessi 200mila euro, quindi 500mila, con la rassicurazione che la liberazione sarebbe stata pagata dallo Stato italiano. Il denaro non sarebbe mai entrato nelle disponibilità di Sandrini che, grazie alla prescrizione, è stato prosciolto dalle accuse di simulazione di reato e truffa.
Il 39enne bresciano ha poi raccontato dei tre anni di prigionia, iniziati con il suo arrivo ad Adana, in Turchia, il 3 ottobre 2016: viaggio e soggiorno in albergo erano già stati pagati, quindi l’uomo venne trasferito in un luogo che avrebbe dovuto essere la sede della sua “prigione”, una casa ad Antiochia, ma, il giorno successivo, venne spostato, finendo in Siria dove venne consegnato ad un gruppo di jihadisti armati.
Nel corso della prigionia Sandrini si è convertito all’Islam. La sua liberazione sarebbe avvenuta grazie all’intervento delle forze siriane oppositrici di Assad. Una versione diversa da quella precedentemente rilasciata nella quale aveva affermato di essere stato narcotizzato all’esterno dell’albergo e quindi portato in Siria.
La prossima udienza è stata fissata per il  3 dicembre, quando verranno escussi altri testimoni.

 

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