Omicidio West Garda: dubbi sulle tracce del Dna

Secondo Luciano Garofano, consulente di Alessandro Galletta, imputato nel "cold case" bresciano, le tracce rilevate su una calza usata come travisamento sarebbero insufficienti e "poco pulite".

Padenghe. L’esame del Dna rinvenuto su una calza da donna utilizzata durante la rapina al West Garda di Padenghe (Brescia), avvenuta il 21 maggio del 1997, in cui morì il trentenne rappresentante di gioielli Carlo Mortilli, andrebbe rifatto.
Lo ha dichiarato, in Corte d’assise di Brescia, dove si sta svolgendo il processo per il “cold case” bresciano, l’ex comandante dei Ris di Parma, il generale Luciano Garofano, nelle vesti di consulente della difesa di Alessandro Galletta, il 51enne siciliano ritenuto uno degli autori materiali dell’omicidio.

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Galletta, che non era presente per motivi di salute, è stato individuato come uno dei presunti responsabili del delitto, in base alla corrispondenza tra il profilo genetico trovato nella calza, utilizzata, secondo gli inquirenti come travisamento in volto e recuperata vicino al luogo della rapina poi degenrata in omicidio, e quello prelevato al 51enne dopo un arresto.
Per la morte di Mortilli erano stati condannati Marcello Fortugno (a  17 anni e 8 mesi) e Fabio Cosoleto (4 anni di carcere), mentre quello che si ritiene essere il terzo uomo che partecipò all’agguato mortale, è stato rintracciato dopo oltre 25 anni.
Per Garofano, le tracce rilevate erano «poco pulite», «in quantità estremamente esigue» e anche «amplificate solo una volta», «troppo poco per dare una risposta che sia certa e senza errore». La conclusione, secondo il consulente di parte, è che l’esame andrebbe ripetuto.
La prossima udienza è fissata per il pomeriggio del 3 dicembre, con l’escussione di Galletta e la chiusura dell’istruttoria.

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