Esine, indagato per presunte tangenti: il primario di oculistica si è dimesso dall’ospedale

Giovanni Mazzoli ha rassegnato le sue dimissioni, dopo essere già stato sospeso in quanto indagato per presunte "bustarelle" chieste ai pazienti per saltare le liste d'attesa del Cup.

Esine. Giovanni Mazzoli, il primario di oculistica all’ospedale di Esine (Brescia) ha rassegnato le sue dimissioni, dopo essere già stato sospeso in quanto indagato per presunte tangenti chieste ai pazienti per saltare le liste d’attesa del Cup.
Il medico, che si trova attualmente ai domiciliari, è indagato per truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità. Avrebbe chiesto ai pazienti “bustarelle” tra i 500 ed i 700 euro per essere sottoposti ad interventi chirurgici senza rispettare i tempi di attesi previsti dal sistema sanitario nazionale.

Carabinieri sequestro soldi del primario di Esine Giovanni Mazzoli

A lui gli inquirenti sono arrivati tramite un’intercettazione telefonica disposta per un’altra inchiesta in cui la donna indagata riferiva al telefono con il marito che Mazzali avrebbe chiesto denaro per “oliare” le liste d’attesa.
Nessuno dei pazienti del professionista, che lavorava da 20 anni nell’ospedale camuno, avrebbe mai denunciato le richieste del dottore.
Al medico sono stati sequestrati 350 mila euro tra contanti e preziosi, che la Procura ritiene provento di queste “facilitazioni”.
L’oculista, secondo quanto raccolto dagli inquirenti,  avrebbe tentato di nascondere il denaro “in nero” portandolo in Svizzera dove studia il figlio e caricando i soldi poco alla volta, sotto la cosiddetta “soglia di sospetto”, su un conto corrente.
«Il Mazzoli – si legge nelle oltre 160 pagine di ordinanza cautelare – aveva la cura di effettuare con cadenza mensile, versamenti da 1.950 euro individuando così un importo appena al di sotto della soglia che impone all’istituto bancario di segnalare l’operazione».
Non solo, il primario bresciano, in un’altra intercettazione, lamentava la difficoltà di comprare da un privato un immobile in Sardegna, pagandolo in contanti, incontrando la diffidenza del venditore, un insegnante, definito un «caga in braga (pauroso)» che avrebbe rifiutato inizialmente i 15-20 mila euro cash proposti dal medico.
Per la Procura Mazzoli avrebbe dunque « mostrato versatilità criminale e forte propensione non solo al guadagno, percorrendo diversi canali illeciti, ma anche all’alterazione dei dati all’occultamento in ogni modo della propria attività».

 

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