Tumori cerebrali infantili: da Brescia una ricerca promettente

Lo studio, firmato da Pietro Luigi Poliani e Manuela Cominelli degli Spedali Civili, ha conquistato la copertina del prestigioso Journal of Clinical Investigation.

(red.) Il Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia è stato coinvolto in un’importante scoperta nell’ambito dell’oncologia pediatrica.
Secondo lo studio, a cui hanno contribuito il prof. Pietro Luigi Poliani e la dr.ssa Manuela Cominelli del Laboratorio di Patologia Sperimentale e Traslazionale, l’inibizione farmacologia mediante rapamicina diminuirebbe la capacità tumorigenica del medulloblastoma, il più comune tumore cerebrale maligno nei bambini.
La ricerca, che ha conquistato la copertina della prestigiosa rivista Journal of Clinical Investigation è coordinata dalla Dr.ssa Rossella Galli dell’Irccs Ospedale San Raffaele grazie anche al contributo dell’Associazione dedicato A te di Monticelli Brusati (Brescia).

Lo studio “mTORC1 promotes malignant large cell/anaplastic histology and is a targetable vulnerability in SHH-TP3 mutant medulloblastoma”, firmato come primo autore da Valentina Conti e coordinata da Rossella Galli, responsabile dell’Unita di Biologia delle Cellule Staminali Neuraldell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha conquistato la copertina del numero di dicembre della prestigiosa rivista scientifica JCI Insight.
I ricercatori hanno dimostrato come l’inibizione farmacologica del pathway dell’enzima mTORC1 rappresenti un utile presidio terapeutico per il sottogruppo di medulloblastomi di tipo SHHanaplastici con p53 mutata, neoplasia che presenta una prognosi particolarmente sfavorevole e per la
quale attualmente non esistono trattamenti chemioterapici efficaci. Gli inibitori di mTORC1 sono farmaci già in uso nel trattamento della sclerosi tuberosa e di alcune neoplasie, dunque, immediatamente disponibili per essere testati nella terapia di questo sottogruppo di medulloblastomi.

Il medulloblastoma è il più comune tumore cerebrale maligno in età pediatrica, che origina da una popolazione di cellule staminali neurali del cervelletto già presenti durante le fasi precoci dello sviluppo embrionale.
«Esistono diverse varianti istologiche del medulloblastoma – spiega il prof. Poliani – classica, desmoplastico/nodulare e anaplastica a grandi cellule, la variante più maligna. Negli ultimi anni, grazie all’utilizzo di sofisticate tecniche molecolari, sono stati individuati quattro sottogruppi
molecolari del tumore, ognuno caratterizzato da specifiche alterazioni, prognosi e approcci terapeutici diversi».
«Lo studio dimostra come la maggior parte di medulloblastomi che
si sviluppano in modelli murini che riproducono questo sottogruppo palesino caratteristiche tissutali molto maligne della cui acquisizione è responsabile la via di segnale di mTOR. La sua inibizione mediante rapamicina, infatti, ha portato ad una significativa diminuzione degli aspetti anaplastici
delle cellule del tumore, riducendo la capacità tumorigenica e aumentando il tasso di sopravvivenza».
L’ipotesi è stata confermata nell’ambito di una casistica di pazienti. Il comitato editoriale di JCI Insight ha sottolineato l’importante impatto scientifico ed il significato traslazionale della ricerca, segnalandolo tra i lavori più significativi ai quali la rivista abbia dedicato la propria copertina.

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