Uccise la ex, 30 anni in appello

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    martelletto tribunale.jpgGiuseppe Candido nel 2009 accoltellò Patrizia Maccarini nella sua casa di Calvisano.


    tribunale toghe.jpg(red.) La corte d'Assise e d'Appello di Brescia ha confermato la condanna inflitta, in primo grado, con rito abbreviato a Giuseppe Candido, per l'omicidio dell'ex fidanzata 42enne Patrizia Maccarini.
    Il delitto avvenne a Calvisano il 20 marzo del 2009. Candido venne arrestato a Bergamo il giorno successivo dai carabinieri del nucleo investigativo di Brescia e della compagnia di Desenzano.
    In primo grado il giudice per le udienze preliminari Cesare Bonamartini, nel processo con la formula del rito abbreviato, aveva accolto la richiesta del pm Eliana Dolce riconoscendo l'omicidio volontario e le aggravanti di stalking e premeditazione. Aggravanti che sono state riconosciute anche nel secondo grado di giudizio.
    Secondo la ricostruzione del delitto, quel tragico venerdì Candido pranzò con alcuni amici e verso sera passò sotto casa della donna in via Fratelli Cervi a Calvisano.
    Nei giorni precedenti aveva seguito e spiato la vittima. E il giorno prima del delitto l'aveva vista in compagnia di un altro uomo. Aveva pensato di farla finita, comprando anche le lamette e un tubo di gomma per i gas di scarico dell'auto all'abitacolo.
    Ma quella sera, approfittando del fatto che il portoncino della palazzina era aperto, era salito fino all'uscio di Patrizia sentendola parlare al telefono.
    Quando l'uomo era entrato nell'appartamento era nato il litigio fatale, concluso con la tragica coltellata assassina.
    Patrizia Maccarini venne trovata priva di vita, distesa vicino al letto, con addosso una felpa chiara e i pantaloni di una tuta. L'arma del delitto, un piccolo ma affilatissimo coltello da cucina, era ancora infilzata nel costato, all'altezza del cuore.
    Il litigio sarebbe iniziato proprio in cucina: la donna cercò disperatamente di difendersi, rifugiandosi poi in camera dove venne raggiunta dall'assassino che la pugnalò mortalmente. Candido dicgiarò di non ricordare dove avesse preso il coltello usato per il delitto.
    Poi la fuga senza meta tra le province di Brescia e di Bergamo, alla ricerca vana di un nascondiglio sicuro. Infine, 36 ore dopo l'omicidio, l'arresto a Lallio. Giuseppe Candido era noto in città per essere uno dei fondatori gruppo Iveco della Lega Nord di Brescia.
    La difesa, aveva fatto ricorso appellandosi alla “parziale incapacità di intendere e di volere per un disturbo della personalità”.

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