Maxi-inchiesta Leonessa: una sola condanna per il filone corruzione

Due anni di reclusione per il maresciallo della Guardia di Finanza Antonio Pavone, ma con pena sospesa. Assolti tutti gli altri imputati, compreso l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Brescia.

Brescia. E’ stata emessa una sentenza di primo grado nell’ambito del processo Leonessa: un solo condannato, due anni con pena sospesa. La maxi inchiesta è divisa in diversi filoni, questa condanna è quanto rimane del troncone legato alle accuse di corruzione.
L’indagine della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di beni per 19,5 milioni di euro, all’arresto di 69 persone e a condanne per un totale di oltre 61 anni carcere.
Nell’elenco degli arrestati compariva anche l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia Generoso Biondi, accusato di aver truccato la cartella esattoriale di un imprenditore bresciano riducendola da 27 milioni di euro a 1 milione. L’imprenditore, Giovanni Fervorari, si è tolto la vita nel febbraio 2021 dopo la condanna.
Giovedì il giudice Roberto Spanò ha emesso la condanna nei confronti di un unico imputato, il maresciallo della Guardia di Finanza Antonio Pavone. Il finanziare era accusato di corruzione impropria, avrebbe cioè preteso del denaro per compiere il suo dovere d’ufficio.
E’ stata invece accolta la richiesta di messa alla prova per Alessandro De Domenico, funzionario delle Entrate accusato di concorso in corruzione per aver incassato 50mila euro dall’imprenditore. Il funzionario aveva ammesso di aver truffato l’uomo illudendolo di poterlo aiutare. Aveva però negato di aver ricevuto dei soldi e di averli divisi con il superiore. L’accusa nei suoi confronti è stata dunque riqualificata in traffico di influenze illecite.
Per tutti gli altri accusati, compreso Generoso Biondi, è arrivata l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Durante le indagini l’ex numero uno dell’Agenzia bresciana è rimasto in custodia cautelare per quasi un anno, con la richiesta del pm di una condanna a nove anni.
Assolti anche gli imputati Pasquale Giovanni Castaldo (finanziere per cui erano stati chiesti 6 anni), Pietro Santo Simonini (consulente del lavoro, richiesto un anno e mezzo) e Giovanni Zapparata (funzionario dell’Agenzia delle Entrate, assoluzione richiesta dall’accusa).