Brescia, sovraffollamento Canton Mombello: «Basta parole, il piano Nordio è insufficiente»

Il Coordinatore regionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria, Calogero Lo Presti, stigmatizza l'inerzia delle istituzioni di fronte alla grave situazione della casa circondariale cittadina: «Siamo dinanzi ad una “barbarie” insostenibile».

Brescia. Il triste primato di carcere più sovraffollato d’Italia spetta alla Casa Circondariale di Brescia “Canton Mombello” che con i sui 390 ristretti, sui 182 previsti come capienza regolamentare, si attesta su una percentuale del 215% , appunto, la più alta d’Italia.
A darne la notizie è il Coordinatore Regionale della Fp CGIL Polizia Penitenziaria – Calogero Lo Presti – il quale stigmatizza il problema chiamando in causa la politica che fa «solo parole, parole, parole, dal momento che la realizzazione del nuovo carcere, o del nuovo padiglione all’interno della
Casa di Reclusione di Verziano, sembrava cosa fatta già da un anno, invece ancora oggi assistiamo a delle condizioni detentive “inumane” non degne di un paese che si professa civile».

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«Le condizioni di detenzione all’interno del carcere di Brescia – continua Lo Presti – sono in violazione dei diritti umani ed in violazione della Carta Costituzionale dal momento che le attuali condizioni detentive non permettono alcun recupero dei condannati al fine del loro reinserimento sul tessuto sociale. Siamo dinanzi ad una “barbarie” se non ad una vera e propria deriva istituzionale dove nessuno vuole assumersi la responsabilità di porre fine ad una situazione, ormai, di insostenibilità».

«Seppur con tutti gli sforzi profusi dalla Direzione e dall’instancabile e prezioso lavoro delle poliziotte e poliziotti della penitenziaria, purtroppo le condizioni non migliorano, anzi, registriamo sentimenti di frustrazione e di impotenza da parte dei lavoratori per non poter adempiere al proprio dettato istituzionale in piena sicurezza e tutela dell’incolumità personale. Infatti, sovente registriamo disordini dove ad avere la peggio sono questi servitori dello Stato che molto spesso sono abbandonati al loro destino. Solo il senso di appartenenza ad un Corpo di Polizia dello Stato, senso del dovere e delle istituzioni da la forza per svolgere il proprio lavoro con dedizione, abnegazione ed umanità cosa che, quest’ultima, all’interno di un carcere non deve mai mancare» evidenzia Lo Presti.

carcere prigione

«La situazione complicata all’interno di quella struttura deriva non solo dal
sovraffollamento ma anche dalla presenza di soggetti affetti da fragilità mentale, psichiatrici, tossicodipendenti la cui gestione è affidata per l’intera giornata alla Polizia Penitenziaria che non ha alcuna competenza o formazione professionale per gestire questi soggetti che, evidentemente, non potrebbero stare in carcere ma altrove per curarsi».
Lo Presti rivolge un appello al Governo e alle istituzioni preposte: «Basta slogan, abbiamo bisogno di fatti concreti e nell’immediatezza. Il piano carceri di Nordio non soddisfa e non affronta i problemi degli Istituti Penitenziari nell’immediatezza ne sul fronte detentivo tantomeno sul fronte della Polizia Penitenziaria. Urgono misure deflattive per ridare al carcere quella funzione non solo di espiazione della pena, quindi detentiva, ma anche o soprattutto rieducativa e trattamentale. Un detenuto rieducato all’interno del carcere e successivamente reinserito nella società civile non solo abbassa la percentuale della soglia della recidività ma sarà una persona che non compirà, si spera, altri reati. Forse non bastano i sei suicidi tra i poliziotti penitenziari o i 61 suicidi tra la popolazione detenuta per far riflettere il Governo sulle proprie scelte»  conclude il sindacalista Calogero Lo Presti.

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