La sindaca: «Il governo tace, ma Brescia vuole risposte su Canton Mombello»

Nel ricordare il proprio sostegno alle Nelson Mandela Rules, per i diritti fondamentali dei detenuti e delle detenute, Laura Castelletti torna sulla necessità di chiudere definitivamente il carcere cittadino.

Brescia. “Mi dispiace davvero molto ma, a causa di impegni concomitanti, non ho potuto partecipare oggi all’iniziativa a sostegno delle Nelson Mandela Rules, il corpo di norme promosso dalle Nazioni Unite che riconosce i diritti fondamentali dei detenuti e delle detenute e le regole base per l’attuazione di un trattamento penitenziario conforme ai Diritti dell’Uomo”, si legge in una nota diffusa nel pomeriggio dalla sindaca di Brescia Laura Castelletti. “Ci tengo particolarmente, però, a dare il mio pieno sostegno all’iniziativa che come Comune di Brescia abbiamo organizzato e promosso, insieme con molte altre realtà impegnate quotidianamente nella difesa dei diritti delle persone che stanno scontando una pena”.
“Fin dall’inizio del mio mandato sono impegnata nel chiedere un intervento concreto del Governo, il solo che ha il potere e la giurisdizione per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri”, prosegue Castelletti: “Il Comune di Brescia ha sempre dimostrato la massima collaborazione per cercare di agevolare processi che portassero alla realizzazione di una più moderna e funzionale struttura penitenziaria a Verziano e ha intenzione di continuare su questa linea in modo chiaro e netto. A oggi le sollecitazioni inviate al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e al ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito al progetto restano senza risposta”.
“Come più volte ribadito da parlamentari e commissioni, anche europee, Canton Mombello va definitivamente chiuso, perché non più in grado di rispondere alla funzione di recupero e risocializzazione di chi sta scontando la pena”, prosegue la sindaca. “Il solo trasferimento di una parte dei detenuti a Verziano è un’opzione inadeguata per rispondere a una criticità che, come sottolineato anche recentemente dalla Garante dei detenuti, è ormai intollerabile. Ma da Roma non arrivano indicazioni da mesi. Come se il destino di centinaia di persone ristrette in carcere, in condizioni di grande sofferenza a causa del sovraffollamento, non avesse a che fare con la tutela dei diritti umani”.
“Continueremo a interrogare i ministeri competenti fino a che non otterremo adeguate risposte, il silenzio che è calato su questa vicenda non è accettabile”, assicura Cstelletti. “Ieri alcuni detenuti del Nerio Fischione hanno scritto una lettera al presidente Mattarella, alla presidente Meloni e ai ministri e sottosegretari competenti. Sostengo la loro richiesta di risposte che è anche la mia, la nostra. È necessario, e non più rimandabile, attivare al più presto un’interlocuzione con il Governo se davvero c’è la volontà di agire per risolvere la grave situazione delle strutture carcerarie della nostra città. Non si smette di essere detentori di diritti solo perché si varca la soglia di un carcere, questa non è la politica che vogliamo e continueremo a impegnarci affinché le cose cambino”.

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