Formigoni: “Non accetto di essere implicato”

Il governatore lombardo: "Cristiani da due anni non ha nulla a che fare con la mia Giunta". Per il presidente "le responsabilità sono personali".

(red.) ”Non accetto di essere implicato in qualcosa che non mi riguarda”: così il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ha commentato l’inchiesta in cui è stato arrestato il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani.
Alla trasmissione ‘La crisi in 1/2 ora’, Formigoni ha detto di essersi ”avvalso di lui come assessore in passato, ma da due anni non è più nella mia giunta e quindi quello che ha compiuto due mesi fa non ha nulla a che fare con la mia giunta”, ha aggiunto ripetendo che nè Nicoli Cristiani nè il funzionario dell’Arpa arrestato, hanno avuto nulla a che fare con l’ autorizzazione per la discarica nella cava di Cappella Cantone, ora sotto sequestro che ha coinvolto enti locali ed operatori.
Il presidente si è detto ”sorpreso e molto colpito’‘ di quanto è successo. Ha ripetuto di stimare l’ex assessore Nicoli, ma ha ribadito che non è stato ”coinvolto in nessuna fase di discussione” sulla cava che doveva diventare una discarica di amianto.
In una delle intercettazioni trascritte nell’ordinanza di arresto del vice presidente Cristiani, l’uomo politico bresciano, parlando con uno degli altri indagati nella vicenda parla del presidente della Regione, Roberto Formigoni e del sottosegretario del presidente per l’attuazione del programma Paolo Alli.
L’arresto di Nicoli Cristiani, come l’inchiesta in cui è coinvolto Filippo Penati del Pd (che si è dimesso da vicepresidente) ”colpiscono negativamente l’opinione pubblica” ma si tratta, ha detto, di ”responsabilità personali”.
”Nessuno può mettere sotto attacco la giunta e Formigoni”.
“Il consiglio regionale”, ha concluso il presidente, “è un organo politico. Ci sono partiti che sono contrapposti. La grande inchiesta di Penati riguarda il Pd e risponda il Pd, per quanto riguarda Nicoli saprà difendersi lui. Le responsabilità sono personali. Non è che perchè lavoriamo all’interno dello stesso parlamento diventiamo complici gli uni degli altri”.

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