Sana Cheema, famiglia: “Nessuno contro di noi“

I genitori e il fratello della giovane avrebbero ritrattato dicendosi innocenti e di fronte ad alcuna testimonianza contro di loro. Lo dice la sentenza.

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(red.) Tutti gli undici imputati del processo per l’assassinio della 25enne Sana Cheema in Pakistan, di cui anche i genitori e il fratello, sono stati assolti perché, secondo il giudice, non sarebbero emerse prove certe sulle responsabilità. E’ quanto si legge, in sintesi, nelle pagine della sentenza pronunciata lo scorso giovedì 14 febbraio dal tribunale di Gujrat. In pratica, emerge come i genitori e lo stesso fratello della giovane cresciuta a Brescia abbiano ritrattato la loro versione durante il processo e dicendosi innocenti. E tutti e tre hanno presentato una deposizione simile, a partire proprio dal fratello che avrebbe detto di aver confessato all’inizio il delitto per un presunto ricatto da parte di una persona nei suoi confronti e della famiglia.

E ha ribadito il fatto che Sana sarebbe morta per debolezza e cause naturali, a fronte dell’idea che durante le indagini le forze di polizia non avrebbero trovato nulla contro di lui. Insomma, di fronte al fatto che nessuno abbia testimoniato contro i famigliari per la morte della 25enne, a parte la Polizia, ha spinto il giudice ad assolvere tutti. Eppure nel mezzo c’è la relazione dell’autopsia che conferma come Sana sia stata uccisa per strangolamento.

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